Sono tutte
donne, quelle che reggono lo striscione sul quale campeggia la scritta
“Vogliamo ancora essere di sana e robusta Costituzione”, nel corteo di uomini, divise, pennacchi, stendardi e gonfaloni che si muove a depositare le corone in prossimità dei monumenti ai Caduti. E
donna è l’autrice dell’intervento più intenso ed emozionante di questo 25 aprile.
È
Agape Nulli, staffetta partigiana delle
Fiamme Verdi, donna coraggiosa che il tempo pare aver reso immortale, nella dignità che traspare dalla sua voce fiera e colma d’orgoglio. «Ricordo a tutte le
“ragazze” di questa piazza, con i capelli bianchi e neri, che
c’eravamo anche noi. Senza di noi non ci sarebbe stata la Resistenza», incita dal palco allestito in Piazza Loggia, luogo cittadino per eccellenza deputato alla conservazione della memoria. «Dieci donne per ogni partigiano, che correvano per portare armi, rifornimenti, cibo, medicinali», aggiunge, con la quiete e la fermezza di chi ha vissuto gli orrori più inenarrabili e li ha fatti propri per una missione di conoscenza. Diffonde la testimonianza del partigiano detto “Poldo”, che in una lettera a sua madre le comunicava che dalle montagne «presto verremo giù, mamma, e
vedrai che uomini giusti saremo». Non ha fatto in tempo, è stato fucilato a Montirone, come tanti altri che «con commovente ed intensa umanità hanno affrontato la morte, con un
coraggio che ha più significato di qualsiasi lezione di storia». Dichiara che «sulle tessere delle
Fiamme Verdi abbiamo scritto le parole
Libertà e
Responsabilità», per celebrare il grande gesto di disinteresse e generosità compiuto dai partigiani nel rifiutare il potere conquistato in seguito alla Liberazione. «Non è arrendersi, ma cedere con lealtà quel
potere che oggi tiene ancorati alle poltrone». Nel lungo applauso che segue pare svanire anche la polemica accennata dalla manifestazione separata indetta da COBAS, Rifondazione Comunista, Rete Antifascista, associazione Diritti per Tutti e altre realtà locali. Ed è proprio l’assenza di contestazioni, quest’anno, a conferire alla Festa la sua giusta dimensione di libertà egualitaria. Chiarezza ed efficacia vanno riconosciute anche al discorso del Sindaco Adriano Paroli, che ha riscosso unanimi consensi e lieta approvazione. Parole, le sue, espresse «in tempi di grave crisi economica» e dedicate alla vicinanza del 25 aprile ad un’altra importante ricorrenza. «Due sono le commemorazioni che oggi costituiscono il nostro essere cittadini: il Giorno della Liberazione e la Giornata dei
Lavoratori». Il riferimento è più che mai esplicito: la Liberazione, nella «ritrovata libertà e centralità del lavoro», è evocata nel primo articolo della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita
“L’italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Altro acclamato protagonista è stato l’On.
Fabiano De Zan, anch’egli partigiano, che ha consegnato ai cittadini un’orazione civile densa di fiera emozione, condivisa ampiamente da
Manlio Milani, presidente dell’Associazione familiari vittime della Strage. Preoccupato del rischio, oggi, che «la commemorazione diventi un rito obbligato, sbiadito, sfocato», il senatore ha invitato a non scadere nella retorica, a «non dimenticare l’abisso e l’abiezione, il tributo dei sacrifici umani e l’eredità tramandata dalle lettere dei condannati a morte», nelle cui parole «non riecheggia mai la vendetta, ma ricorre sempre il
perdono». La Resistenza, ha proseguito, è stata una «rivolta morale dal carattere patriottico e nazionale, e non un cambio opportunistico di campo. Un atto di accusa perenne
contro tutte le forme di violenza, e solo grazie ad essa abbiamo conquistato il diritto di chiamarci Italiani». La Costituzione della Repubblica ne «è il frutto più maturo», asserisce, richiamandone l’esclusività nelle parole di un grande padre costituente, Piero Calamandrei: «Questa non è una carta morta: questo è un
testamento, il testamento di 100.000 morti». La Costituzione come dottrina di saggezza e moralità, dunque, che all’art.11 esprime «il rifiuto pregiudiziale della guerra, e lo fa con una nettezza che non ha riscontro con le altre Costituzioni europee». È quindi «con orgoglio», conclude, «che diciamo: chi ha compiuto 65 anni non ha mai conosciuto guerre». Perché «La grandezza della Patria non si misura dall’estensione dei suoi confini, ma dal grado di lealtà e giustizia che sa trasmettere».
Lino Pedroni, presidente provinciale dell’ANPI, prima di chiudere con l’appassionato canto corale del brano
“Bella ciao”, ha invitato tutti ad assolvere il compito più importante, «tramandare il senso del sacrificio ai
giovani e far capire che la libertà è un valore importante».
Nel Giorno della Liberazione, gli scontri dell’anno scorso sembrano un ricordo, distanti dalla pacifica accoglienza vista ieri. C’era solo Brescia, con i suoi cittadini, che ha saputo rispondere egregiamente all’appello del Presidente Napolitano: «
Unità».
Adrian was there