Giuseppe Masciari è un imprenditore edile calabrese. È sottoposto ad un programma speciale di protezione testimoni dal 18 ottobre 1997, insieme a sua moglie Marisa e i loro due bambini, Ottavia e Francesco.
Pino ha denunciato la ‘Ndrangheta.
Ha fatto i nomi. Nomi di mafiosi e politici collusi. Ha infranto sogni criminali, sottratto certezze alla malavita organizzata.
Oggi Pino Masciari è un eroe.
E negli ultimi giorni ho avuto l'onore di vivergli accanto.
La prima impressione che genera è quella di un uomo in grado di gestire sapientemente le situazioni più complicate, come fossero puerili incombenze, ordinaria amministrazione, insomma.
Le sue movenze, mai rigide, sembrano scorrere come acqua. Fluide, controllate, misurate. Mai un gesto scomposto. Persino il volto non reca presunzione, o sguardi prevaricatori. L’intensità delle sue espressioni, condite da occhi penetranti e un luminoso sorriso, non è mai invasiva, ed anzi rassicurante, tale da farti sentire in pace con te stesso, libero e spensierato, felice di avere finalmente davanti una persona alla quale potresti mettere in mano la tua vita senza pensarci un istante. Un padre, un fratello, l’amico più caro. E non appena apre bocca, il fiume in piena delle sue parole e delle emozioni che da esse scaturiscono travolge chiunque capiti a tiro.
Nei due giorni di permanenza a Brescia, Giuseppe Masciari (“Pino”, per i suoi Amici) mi ha fatto letteralmente innamorare dell’eroe che porta in grembo, e che non smette mai di mostrarsi, con pacatezza, riserbo ed anche vigore, in ogni posa assunta, parola pronunciata, od espressione dipinta sul viso. Una sicurezza per l’interlocutore di turno, la parola fine scritta a caratteri cubitali a margine dei dubbi più oppressivi, ove il dilemma più intenso, quello del “tutto è perduto?” si risolve nella più naturale delle soluzioni: la responsabilità verso sé stessi e verso chi ci sta a cuore, ovvero tutti, senza distinzioni, riserve o reticenze.
Masciari è un cognome che si ritrova sempre più spesso, in Italia. Oramai non si contano più le persone che hanno deciso di affiancare ai loro cognomi quello di Pino. Una scelta che amplifica ancora di più il legame affettivo che si sta creando fra l’uomo e le persone che ha modo di conoscere negli incontri pubblici che lo vedono protagonista, promossi in tutto il Paese da organizzazioni spontanee di volontari, studenti, cittadini. Un modo come un altro per averlo accanto, impedirgli di volare via, lontano, scacciando il più raccapricciante dei pensieri. Pino appartiene a noi, è la nostra consapevolezza, e quando lo avviciniamo, una parte di lui rimane in noi, inamovibile, e ci infonde speranza, desiderio di poterci nuovamente ricongiungere al più presto.
Il legittimo proprietario di un cognome tanto imponente è un imprenditore calabrese, originario di Catanzaro, città che lo vede nascere nel 1959. A quel tempo la sua famiglia è benestante, il padre conduce un’attività ben avviata in campo edile. Una villa al mare, una in montagna, macchine fiammanti, operai alle sue dipendenze. La famiglia Masciari si è ritagliata una dimensione di tutto rispetto all’interno del tessuto sociale. Alcuni suoi esponenti sono entrati a far parte di uffici amministrativi e giudiziari, svolgendo con competenza e passione i propri ruoli. Nessun pregiudicato, nessun corruttore, non una pendenza con la giustizia.
Giovanissimo, Pino raccoglie l’impresa del padre, facendola volare ancora più in alto, portandola anche fuori dai confini dell’Italia, fino in Germania. Dresda, Berlino. Apre cantieri, promuove la formazione dei suoi dipendenti, propone investimenti accorti e previdenti. Ha fiuto per gli affari. Pino è poco più che trentenne, e la sua lungimiranza aiuta a far muovere l’economia locale, la rende stabile, genera benessere. La Masciari Costruzioni è un’azienda in ascesa, che opera sia in ambito pubblico che privato, ed è destinata a crescere, entro i contorni di un florido impero.
La ‘ndrangheta, potente mafia calabrese, osserva.
Le prime richieste di pagamento arrivano presto, e senza mezzi termini. Gli vengono rivolte esplicitamente. “Se vuoi lavorare, devi darci il 3%”.
Il 3% ai mafiosi e il 6% ai politici.
Pino dice no. Ma la ‘ndrangheta non si dà pensiero. Le reticenze non sono nuove da quelle parti, l’importante è che si ripristino i ruoli. Tuttavia Pino ha una famiglia che con la malavita organizzata non ha niente a che spartire. Ha una morale solida, inattaccabile. Gli suggeriscono di lasciar perdere, ma lui non molla. E le conseguenze sono devastanti. Cantieri in fiamme, mezzi e attrezzature scomparsi misteriosamente, operai intimoriti, minacce di morte. Il fratello è colpito da un proiettile, con fortuna si salverà. La mafia interviene con forza e decisione, non sembra più così certa che prima o poi l’imprenditore cederà alla sue richieste. Pino tiene duro, non cade. Intanto la sua azienda fallisce, oberata dai debiti. La criminalità è un virus insediatosi anche all’interno delle banche, che non gli concedono credito. Comunica alla sua fidanzata, Marisa, di mestiere odontoiatra, che non ce la fa più. Decide di smettere. Licenzia gli ultimi dipendenti e sposa la sua donna, che gli è accanto da quindici anni.
Nel frattempo, Pino ha già fatto i nomi. Partono le prime denunce. Imprenditori, politici, magistrati. Tutti collusi con la mafia. Nomi importanti, rinomati, finiscono nel registro degli indagati. Molti saranno condannati, per estorsione, concussione, collusione con la malavita, reati di stampo mafioso.
La vita di Pino e Marisa non è più la stessa, sono stranieri in casa propria. Il pericolo è grave. Dal giorno alla notte, sono costretti a scappare.
A mezzanotte ed un minuto di sabato 18 ottobre 1997 Pino e Marisa fuggono dalla propria terra.
Non lavoreranno più. Non vedranno più i loro cari. I loro bambini vedranno la madre di Pino, la loro nonna, per sole tre volte, prima di perderla definitivamente nel gennaio di quest’anno. Non avranno amici, mai più allegre serate in compagnia. Non sarà più vita. È il deserto.
La tenacia di Pino è tale da imporgli di non mancare mai ai suoi appuntamenti con la giustizia, per rendere le proprie testimonianze. Ma i procedimenti giudiziari si riveleranno un inferno. Di ritorno nella sua Calabria, Pino sarà spesso lasciato solo, in stanze d’albergo registrate a nome Masciari, in macchine recanti targhe della sua regione domiciliare, a volte senza scorta. Nelle aule giudiziarie si ritroverà vicino ai suoi stessi aguzzini.
Accanto a lui, sua moglie Marisa non gli farà mai venir meno il suo sostegno, il suo amore. Nei momenti di incertezza, la sua presenza si rivelerà determinante. Il suo “andiamo avanti!” sarà per Pino una marcia in più, come anche i suoi figli.
A Brescia Pino Masciari è stato ospite per due giorni. Il tempo utile a realizzare un incontro con gli studenti ed un altro aperto alla cittadinanza. Entrambi eventi indimenticabili. Il primo, in particolare, per la forza e l’espressività con cui Pino ha coinvolto i giovanissimi, vero perno sul quale fare leva per infondere consapevolezza.
I ragazzi del Meetup di Brescia che in questo periodo hanno vissuto accanto a Pino, hanno oggi l’anima colma di speranza, hanno fatto il pieno di emozioni per una vita intera. Hanno compreso che i loro sforzi non sono vani, che il “tutto è perduto” appartiene a chi cerca una scusa per pensare a sé stesso, venendo meno alla sua reale responsabilità. Hanno capito che ogni pensiero, parola e azione porterà sempre un risultato, anche se piccolo. Sono rinati a nuova luce, con nuovi orizzonti davanti, e una rinnovata percezione della propria esistenza.
Hanno voluto far propria un’esperienza che probabilmente non dimenticheranno mai, fino a quando avranno vita. Più il tempo passava e più accresceva in loro il timore di lasciarlo andare.
Al momento dei saluti, dell’arrivederci, Pino, la sensazione di sgomento non è stata paura, bensì incredulità. È stato scoprire, alla fine, che il senso di protezione da lui proveniente era maggiore di quello che tutti insieme si riusciva ad infondergli.
Una sorta di scherzo del destino, di contrappasso, di scambio di ruoli. O, più concretamente, la meravigliosa grandezza di questo personaggio. Quella grandezza che ci porta oggi ad amare lui, sua moglie e i suoi figli dal profondo dei nostri cuori.
Oggi, e per noi tutti, Pino e la sua famiglia sono eroi. Sono esperienze, scelte di vita da cui trarre insegnamento. Sono valori, i più alti valori che un essere umano potrà mai esprimere. Sono sentimenti, di amore, passione, giustizia, legalità, solidarietà, sincerità. Sono vite che vale la pena vivere in ogni istante, assaporandone il vigore e l’intensità. Sono coraggio, integrità, fermezza. Sono le nuove generazioni, che meritano il nostro incondizionato sacrificio. Pino, Marisa, Ottavia e Francesco sono questo, ed oltre. Sono tutti noi, o come vorremmo e dovremmo essere. Sono speranze, lacrime di felicità e gioia. Sono il nostro futuro, da preservare ad ogni costo, forse anche delle nostre stesse vite.
Ps
Un abbraccio immenso, infinito, va agli Amici di Pino Masciari. Soltanto adesso comprendo il valore e l’importanza della vostra esistenza. E sono oggi fiero di potermi sedere al vostro fianco in questo viaggio straordinario.
Chi è Pino Masciari
Adrian was there
Nessun commento:
Posta un commento