Ho scritto per il Meetup una lettera "al Direttore", in merito alla proposta di dedicare una via a Bettino Craxi. La condivido con te.
Egregio Direttore,
in questi tempi di incontenibile entusiasmo e struggenti ricordi, pare che qualcuno abbia suggerito di dedicare una via della nostra città a Bettino Craxi, come già avvenuto di recente a Milano. Ci permettiamo di condividere con Lei alcune riflessioni e una contro-proposta.
Per trovare una via intitolata al giudice Paolo Borsellino, fatto saltare in aria dalla mafia con la scorta a Palermo il 19 luglio 1992, bisogna arrivare fino a Castenedolo, o Roncadelle, oppure ad Esine, in provincia di Brescia. In città non ve ne è traccia.
A Brescia evidentemente non c'è interesse a ricordare certi eroi. Meglio dare spazio ad altri ben più eroici soggetti. Come all’ex leader socialista, appunto, scomparso da latitante e con due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito, e protagonista recentemente di una sfiancante rivisitazione storica, nel decennale della morte, con tanto di impegno civile da parte del Capo dello Stato.
Dopo Milano, poteva dunque qualcuno esimersi dal proporre di intitolargli una via anche a Brescia? Certo che no. E “NO” è la risposta che rivolgiamo a questa proposta. Le ragioni sono molto semplici e gliele illustriamo in due punti.
1°. Si potrà anche affermare che Craxi qualcosa di buono per il Paese l'ha fatto. Tuttavia, la "Storia" alla quale ci si rifà spesso con così tanta veemenza per riabilitare i mascalzoni, ci comunica che nel biennio '92-'93 l'Italia affondò in un oceano di corruzione e di interessi privati tali da determinare una devastazione politica senza precedenti. La Storia, infatti, usa indicare quel periodo come una sorta di spartiacque, fra le cosiddette Prima e Seconda Repubblica. E pensare che la Prima Repubblica era riuscita a passarle indenne tutte: Guerra Fredda, Gladio, P2, il ’68, le stragi del terrorismo. Ma Tangentopoli no, l’onda d’urto delle mazzette fu troppo dirompente. La Storia ci dice che allora il rapporto debito-pil raggiunse livelli sconvolgenti: nel 1980 è al 60%, nel 1983 è al 70%, nel 1983-'87 (governo Craxi) raggiunge il 92%, fino ad arrivare al 118% nel 1992. L'Italia finì sul lastrico. La Storia ricorda il 16 settembre 1992 come il "mercoledì nero" della lira, che fu costretta ad uscire dal Sistema monetario europeo. Non c'erano i soldi per pagare i dipendenti pubblici. Il Governo Amato varò a fine anno una legge finanziaria da 92mila miliardi, di sole tasse. Non bastò neanche questo per risollevarci, tant'è che subito dopo arrivò il prelievo forzato del 6 per mille di tutti i conti in banca dei risparmiatori.
Questa è l'eredità che Craxi e tantissimi altri protagonisti della vita politica di allora ci hanno lasciato, prima di essere condannati, prescritti o di aver lasciato il Paese in fuga per non farsi giudicare. Ciò si tradusse nella più grande devastazione politica, culturale e sociale che l'Italia abbia mai subìto nel dopoguerra.
2°. I luoghi pubblici sono come le leggi. Sono "astratti", ovvero devono potersi rivolgere ed appartenere a chiunque, a tutti i cittadini senza distinzione di colore politico, ideologia o altro motivo discriminante. Devono, per la cura e l'estetica, per il valore condiviso che rappresentano e per i connotati storici di cui sono sani portatori, poter rendere fieri i cittadini di risiedere e muoversi nella propria città. Intitolare una via di Brescia (o altro luogo pubblico) a Craxi significherebbe indurre gran parte della cittadinanza bresciana a vivere la propria città con il cuore trafitto da una lancia. Perché quella parte della cittadinanza ha ancora ben chiaro, nella propria memoria, il desolante scempio che si fece della Prima Repubblica, e che oggi vede in Craxi non il massimo capro espiatorio e sommo colpevole, bensì un suo "semplice" corresponsabile, alla pari di tutti coloro (oltre 1.300 fra condanne e patteggiamenti, con assoluzioni nel merito per non più del 5%) che senza ritegno fecero un tale riprovevole abuso del bene pubblico e della rispettabilità internazionale del nostro Paese.
Alla luce di queste non troppo banali considerazioni, ci permettiamo di consegnare anche la nostra, di proposta: non intitolare alcuna via o piazza né luogo pubblico di qualsivoglia genere della città a Bettino Craxi. Né ora, né mai. La dedica, piuttosto, riserviamola a Paolo Borsellino. A nostro parere, e non solo, la merita da 18 anni. Come tanti altri veri eroi del suo rango.
Cordiali saluti,
Gruppo Meetup "Amici di Beppe Grillo di Brescia"
Adrian was there
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