giovedì 5 febbraio 2009

DDL "Sicurezza": uno schianto al cuore

Oggi è passato in Senato il DDL sulla Sicurezza.
Ho esaurito i termini per definire ciò che stiamo diventando.
Ronde padane non armate di cittadini. Medici chiamati a denunciare i malati clandestini. Senzatetto registrati, permesso di soggiorno a punti, con tanto di tassa. Una tassa sulla vita per chi ha il permesso, e la scelta di rischiarla per paura di essere denunciato per chi il permesso non ce l'ha.
Io ho paura di guardare dove stiamo andando. Non voglio guardare. Sentirei il rumore di passi in anfibi, schioccare di fruste, battiti di manganello.
In questo momento sto provando un senso di vergogna mai, mai così profondo. Vergogna, perchè il mondo da oggi avrà una ragione in più per evitarci, per guardarci con disprezzo.
"Sono italiano" è un'espressione che oggi mi suggerisce tristezza. Non credevo che un giorno sarei arrivato a pensarlo.
Nel mio Paese non esiste la libertà di scelta. Nemmeno quella di vivere o morire.
La Chiesa sostiene che Dio abbia questo potere, ma credo che oggi il Parlamento riuscirebbe a strapparglielo con un emendamento.
Nel mio Paese i magistrati vengono considerati alla stregua di virus da debellare. E i giornalisti vengono licenziati perchè fanno il loro lavoro, informare.
Non ho più dita per contare le tonnellate di sterco che ci stanno gettando addosso. Non ho più sensibilità per odorare il puzzo, il lezzo, il fetore di scelte che mai dovrebbero appartenerci.
Oggi, come ieri, è triste, domani lo sarà ancora di più.
Questo è il Paese che non voglio. Ma questo è il Paese in cui vivo, e per il quale è mio dovere lottare fino allo stremo per difendere il mio futuro e quello delle generazioni che verranno, prima di cedere le armi.

Adrian was there



Da Emergency.it
Gino Strada: "L'emendamento anti immigrati: una norma stolta prima ancora che perversa"
A oggi, in Italia, una legge vieta al personale sanitario di denunciare gli immigrati conosciuti per ragioni di cura, anche se la loro presenza in Italia non fosse regolare.

Un emendamento approvato al Senato intende sopprimere questa norma. Si metterebbero così gli individui nella condizione di scegliere fra l'accesso alle cure e il rischio di una denuncia; si spingerebbe parte della popolazione presente in Italia nella clandestinità sanitaria, con grandi rischi per sè e per la collettività. Si vuole affidare ai singoli medici la scelta se garantire lo stesso diritto alla cura a tutti gli individui, nel miglior interesse del paziente e nel rispetto del segreto professionale, oppure se esercitare la facoltà di denunciare i loro pazienti "irregolari". Secondo tutti i medici che ho conosciuto e apprezzato, l'unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile, senza distinzione alcuna riguardo a colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali, nazionalità o status giuridico. Questo è il modo in cui Emergency ha lavorato, per quindici anni in tredici diversi paesi, curando tre milioni di persone senza distinzioni. Questo è il modo con cui continuiamo a lavorare, anche in Italia, nel Poliambulatorio per migranti e persone indigenti di Palermo. Anche di fronte all'inciviltà sollecitata da una norma stolta prima ancora che perversa, sono certo che i medici italiani agiranno nel rispetto del giuramento di Ippocrate, nel rispetto della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Nel rispetto, soprattutto, di chiunque si rivolga a loro avendo bisogno di un medico.
Gino Strada, Milano

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