venerdì 10 giugno 2011

Annozero e i silenzi del Tg2

«Linea alla rete», ha detto ieri sera la celebre anchorwoman Maria Concetta Mattei, al termine del Tg2. Ovvero nel momento in cui chi conduce il telegiornale di Raidue dovrebbe lanciare con entusiasmo il programma che segue, sia esso X-Factor o una nuova puntata di NCIS. Basti pensare all’Enrico Mentana del Tg di La7 che rimanda all’appuntamento con Otto e mezzo, o ai mezzobusti del Tg5 che annunciano l’imminente incursione del Grande Fratello. Il perché di questi assist è presto spiegato: la rete è una squadra, nella quale i giocatori si passano la palla per vincere la partita degli ascolti. Perciò, mentre il pubblico - in calo poiché saziato dalle notizie più importanti comunicate all’inizio dell’edizione - cerca il giornalino dei programmi per scoprire il menù televisivo della serata, il conduttore lo anticipa annunciando il piatto forte proposto dal suo canale: «Rimanete con noi...», «Non perdete la nuova puntata di...», «Dopo il telegiornale c’è...». È il passaggio filtrante per il compagno di squadra che dovrà cercare di segnare il gol della vittoria. Insomma, una pratica oramai consolidata da anni. Ma che nel caso di Annozero non ha mai visto applicazione.
Di «Linea alla rete» ne abbiamo sentiti tanti, alla fine delle edizioni serali del Tg2, il giovedì sera, quasi a voler rimarcare una responsabilità mai accettata: «Ciò che segue non dipende da noi, ma dalla direzione di rete ed anzi da chi ha ordinato alla rete di mandare in onda Annozero, cioè un tribunale». Mai un cenno, quindi, in decine di edizioni del Tg, nonostante quello di Michele Santoro fosse il programma d’informazione e approfondimento più visto in tv, tanto gravido di introiti pubblicitari al punto da auto-finanziarsi senza incidere sul canone.
Il quadro che ne esce è fin troppo semplice: per Raidue Annozero non è mai esistito. E le parole non dette nelle edizioni dei telegiornali bastano a far capire quanto la trasmissione di Michele Santoro fosse mal sopportata, e in quali condizioni abbia dovuto lavorare la sua redazione. Ennesima dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, di come i silenzi siano più eloquenti di mille parole.

Adrian was there

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